Momentaneamente abbandonate le tavole imbandite e le riunioni di famiglia, il teatro e il cinema possono essere un'alternativa allo stress gastrico-festivo. Così, anche quest'anno vi proponiamo le nostre scelte cinematografiche per una via di fuga onorevolissima.
A poche ore dallo scoccare della mezzanotte i giochi sono ormai già fatti: chi dovrà partecipare – suo malgrado – ad “allegri” cenoni ipocalorici ma ipercostosi, chi avrà deciso di ritirarsi lontano dalla civiltà per un San Silvestro alternativo e chi, bontà sua, avrà optato per l'opzione “Capodanno in famiglia”. A questi ultimi, per evitar loro un conto alla rovescia televisivo degno del maestro Canello, rivolgiamo il nostro umile suggerimento per un ultimo dell'anno cinematografico...che, in caso di programmi ormai blindati, vale anche per il primo di gennaio e oltre!
Tralasciando gli immancabili cinepanettoni di ogni sorta, le delusioni stellari e i cartoon di ordinanza, nelle sale abbondano anche (e per fortuna) ottime pellicole realmente alternative ai buoni sentimenti imperanti in questi giorni. La nostra scelta/via di fuga, quindi, è ricaduta su questi cinque titoli...
Knives Out – Cena Con Delitto
Quale miglior esorcismo a giornate piene di parenti a tavola, che non un bel delitto in famiglia? La gradevolissima black comedy di Rian Johnson è stata una delle sorprese dell'anno. Oltre a vantare un cast di tutto rispetto, Knives Out si rifà a due classici del genere (Invito a cena con delitto e Signori, il delitto è servito), non sfigurando nel confronto. E che non si faccia l'errore di pensare che una pellicola del genere sia fuori dal tempo: Johnson piazza sottotraccia un paio di inaspettate stoccate politiche e sociali che alzano ulteriormente il livello di lettura della pellicola.
Sorry We Missed You
E se è di stoccate sociali e politiche che la vostra coscienza è in cerca per questo 2020 imminente, quale miglior approdo per un animo combattivo se non la nuova fatica di Ken Loach? Ken “Il Rosso” colpisce duro anche questa volta, mettendo in scena la realtà dei precari e degli sfruttati (non vi suggerisce nulla la parola “Rider”?) in Inghilterra. Una realtà comunque tranquillamente applicabile anche nel nostro Paese e che ci fa comodo, in nome del nostro benessere, fingere che sia meno dura di quanto in realtà non è. Non propriamente un film per le feste, quindi...o forse più film delle feste di tutti gli altri, visto che di diritti umani (mancati), uguaglianza e giustizia parla. Indignarsi ancora per qualcosa ci farebbe un gran bene e sarebbe doveroso iniziare proprio dal primo dell'anno.
The Farewell – Una Bugia Buona
Anche nel bel film dolce-amaro di Lulu Wang è di scena la famiglia. Disfunzionale come da copione, si ritrova tutta per organizzare un matrimonio a beneficio della nonna Nai Nai, inconsapevolmente malata di tumore e prossima alla fine. Intorno a lei, un balletto di figli in piena crisi esistenziale, nipoti in cerca di una vita ancor tutta da costruire e una Cina sospesa fra tradizione, folklore e modernità. Ma che non tragga in inganno la sinossi di The Farewell: il tono della narrazione è leggero, ironico, e per nulla tendente alla facile commozione. E un alito di ghignante speranza arriva nei titoli di coda.
La famosa invasione degli orsi in Sicilia
Non sono feste se non ci si concede, a volte “sfruttando” la presenza dei bambini, almeno un cartone animato. La scelta, quest'anno è abbastanza limitata ma, fortunatamente, l'alternativa all'insopportabilmente canterino Frozen 2 o allo sciocco Playmobil – The Movie arriva proprio dall'Italia e direttamente dalla penna di Dino Buzzati. Lo scrittore, infatti, nel 1945 scrisse e disegnò questa storia per il divertimento dei nipoti. Dopo sei anni di lavorazione, il Maestro Lorenzo Mattotti riesce a far propria (e della propria arte) l'opera di Buzzati e porta sugli schermi una fiaba moderna che riesce realmente a parlare, senza ruffianerie, a grandi e piccoli senza il timore di lasciar completamente intatta la disillusione del testo originale. Più che un cartoon, un'opera d'arte contemporanea che lascia letteralmente a bocca aperta.
Pinocchio
Attesissimo dopo il successo di Dogman, il Pinocchio di Matteo Garrone è forse l'evento cinematografico italiano dell'anno. Con già alle spalle una incursione nel favolistico (Il Racconto dei Racconti), Garrone alza il tiro e porta sullo schermo la fiaba più conosciuta al mondo, con tutti i rischi che ne conseguono. Forse nuoce a questa nuova versione la troppa devozione all'opera di Collodi da parte del regista stesso. Se nulla infatti vi è da eccepire sul lato tecnico e visivo (ogni inquadratura è un'opera d'arte macchiaiola), è spesso la struttura stessa della pellicola a risentirne: la narrazione procede a episodi, esattamente come nel classico dello scrittore, in uno svolgersi però poco compatto che a lungo andare fa sentire il proprio peso. Detto questo, “l'operazione Pinocchio” è onesta, e l'amore di Garrone e di tutti gli attori coinvolti (Roberto Benigni su tutti) per la favola di Collodi è talmente palpabile che finisce per essere la carta vincente di un film imperfetto.